Non c’è alcun dubbio che il mondo sia cambiato con l’avvento dei social, ma alcuni lavori si sono completamente trasformati.
Fare tatuaggi non significa più sfogliare libri di illustrazioni in un salone di tatuaggi, ma piuttosto, nell’era dei social, significa scorrere un feed infinito di idee. Invece di andare in un negozio, oggi avete l’occcasione di fissare un appuntamento in base a quando un determinato artista sarà nella vostra città.
Probabilmente avete una collezione curata di progetti che state considerando e che vi sono piaciuti, in modo da poterli facilmente consultare. Ovviamente avrete anche una didascalia pronta per quando lo posterete. Come in molti altri settori, i giovani hanno cambiato il modo di fare tatuaggi, che ora viene fatto nello stesso modo in cui facciamo tutto il resto: in modo selettivo e alle loro condizioni.
L’avvento dei social
Il cambiamento non è necessariamente una cosa negativa. Per esempio, Instagram ha reso i tatuaggi più accessibili a chi prima trovava i centri di tatuaggio intimidatori. E anche se non si trovavano gli spazi in sé difficili da navigare, trovare un artista di cui si ammirava lo stile poteva comunque essere una cosa alquanto complicata e intimidatoria. Instagram, quindi è lo strumento perfetto che funge da tramite tra l’artista e il cliente.
Seguendo un artista, si ha un’idea più precisa di ciò che ama fare e dei progetti verso i quali gravita, il che convince il cliente ad affidarsi o meno a lui o no. I social permettono alle persone di avere più fiducia nell’esperienza del tattoo perché possono facilmente scegliere e contattare gli artisti con cui si relazionano meglio, e questo non fa altro che garantire un risultato migliore
Una buona parte dei clienti proviene dal web. Addirittura alcuni tatuatori hanno affermato che questi si aggirano sul 70% di clienti totali. Molti artisti hanno certamente ottenuto una quantità significativa di lavoro proprio grazie ai social media, e in particolar modo Instagram. Naturalmente, la cosa più importante è fare un bel tatuaggio, ma gli artisti cercano di distinguersi dagli altri visto il numero crescente di tatuatori. E lo fanno spesso attraverso la loro presenza su Instagram.
Per gli artisti, quest’ultima è un altro modo per promuoversi e costruire la propria comunità. Inoltre, permette ai clienti di conoscere meglio l’artista. In questo modo le persone riescono ad ottenere un’esperienza più personale quando si tratta di fare un tatuaggio. Come artisti, Instagram permette loro di condividere più di se stessi e di dare ai propri follower una sbirciatina dietro al proprio lavoro. La possibilità di relazionarsi con l’artista su un altro livello rende il lavoro molto più eccitante e dinamico. Non solo, i clienti, scelgono un determinato artista perché in primo luogo lo rispettano e rispettano il suo lavoro. Del resto i tattoos sono permanenti e questa forma d’arte rimarrà per sempre impressa sulla pelle.
Il ruolo dell’artista
Ma il fatto che Instagram sia diventato un paradiso per le persone che vogliono tatuare, non significa che non sia privo di problemi per gli artisti stessi. Forse il problema più grande del sito in questo momento sono gli imitatori, un problema che i clienti spesso peggiorano. È bello lasciarsi ispirare da altri artisti o da un account, ma alcuni clienti fanno uno screenshot di questi lavori e chiedono ai tatuatori di fare la stessa identica cosa, il che non è rispettoso né per l’artista né per il cliente che ha fatto il tatuaggio originale. È compito sia dell’artista che del cliente non pensare che copiare sia una cosa giusta.
Il buon galateo del tatuaggio prevede che il cliente si rivolga a un artista specializzato nello stile del tatuaggio che desidera. In altre parole, non si deve andare da qualcuno noto per un determinato stile e chiedere un disegno che non c’entra nulla. Quasi la metà dei giovani sceglie di farsi tatuare e questa percentuale è destinata ad aumentare nei prossimi anni. Del resto, i tatuaggi sono permanenti. È quindi positivo che le persone trovino in anticipo i disegni che preferiscono online, piuttosto che entrare in un salone e farsene uno d’impulso.
